Sclerosi multipla: ricoscere e trattare le ricadute Associazione Italiana Sclerosi Multipla

• Condizioni di comorbidità – In pazienti con insufficienza/malattia cardiaca, renale o epatica pre-esistente il trattamento con steroidi anabolizzanti può causare complicazioni caratterizzate da edema con o senza insufficienza cardiaca congestizia. La durata del trattamento dipende dalla risposta clinica e dalla possibile insorgenza di effetti indesiderati. Zinco Uno studio recente in doppio-cieco su pazienti con interessamento minore del 50%, ha dimostrato un risultato statisticamente positivo a favore del gluconato di zinco (60 mg/die di Zn metallo) sul placebo. A parte i disturbi digestivi, nessun effetto collaterale, sebbene lo zinco in eccesso sia tossico. Questi studi clinici hanno inoltre dimostrato una significativa riduzione della comparsa di nuove lesioni cerebrali valutabili con la risonanza magnetica. L’entità dei benefici ottenuti con il trattamento all’esordio della sclerosi multipla è risultata inoltre superiore a quella conseguita nelle persone con sclerosi multipla a decorso recidivante-remittente di più lunga durata.

  • Sono sintetizzati con una struttura simile al cortisolo (ormone naturale secreto dalle ghiandole surrenali) e sono in grado di modulare le reazioni infiammatorie.
  • Un esempio per tutti sono gli steroidi, efficaci nelle forme gravi con insufficienza respiratoria e addirittura dannosi nelle forme lievi.
  • Nonostante il divieto di usare steroidi anabolizzanti da parte delle organizzazioni atletiche internazionali, l’uso di queste sostanze è ancora molto diffuso poiché si ottiene un incremento delle masse muscolari con miglioramento delle performance sportive.
  • L’associazione di queste modificazioni corporee rende al medico relativamente facile riconoscere una virilizzazione.

Tuttavia oggi la pillola non è considerata un farmaco preventivo per il tumore ovarico. Partendo dall’osservazione che alcuni ormoni favoriscono lo sviluppo dei tumori, i ricercatori hanno nel tempo messo a punto molecole che contrastano l’azione ormonale. Un esempio è il tamoxifene, un anti-estrogeno che mima in parte l’azione degli estrogeni stessi, ottenendo però l’effetto opposto, cioè di proteggere dal tumore del seno e dalle sue ricadute. In alcuni tipi di tumore sensibili agli ormoni, come quello del seno o della prostata, il trattamento con antagonisti degli ormoni stessi è quindi un caposaldo della profilassi e della cura.

Terapia ormonale per il tumore della prostata

I corticosteroidi sono tradizionalmente utilizzati nelle patologie flogistiche, ove sono in grado di inibire il processo infiammatorio; sono infatti efficaci nel processo di remissione della fase acuta delle malattie autoimmuni. Sono ben noti gli effetti negativi dei cortisonici sul metabolismo glicidico, laddove possono essere causa di diabete meta-steroideo, soprattutto se utilizzati per tempi prolungati e a dosi elevate, in soggetti geneticamente predisposti. Quest’ultima azione è legata al generale effetto catabolico degli ormoni steroidei atto a incentivare il catabolismo proteico, diminuendo la mineralizzazione ossea e stimolando la mobilizzazione degli acidi grassi e del glicerolo dai siti di deposito. Il calo dei livelli di questi ormoni può provocare diversi disturbi, molto variabili da donna a donna per qualità e quantità.

Le linee guida dell’ACR 2010 raccomandano nel paziente che deve assumere steroidi per una durata prevista pari o maggiore a 3 mesi, di mantenere un apporto totale di calcio di 1200 mg/die ed un introito di vitamina D pari a 800 UI/die mediante dieta e/o supplementi (livello di evidenza A) (9). Tale raccomandazione deriva dal fatto che i glucocorticoidi riducono l’assorbimento intestinale di calcio ed aumentano la calciuria, generando un bilancio negativo del calcio. La terapia ormonale per il tumore dell’endometrio non è un’opzione terapeutica efficace in tutte le pazienti, ma solo in casi specifici. Nei tumori al primo stadio, se la donna è ancora in età fertile e desidera avere dei figli, solo in alcuni casi selezionati per preservare la fertilità si utilizza una spirale al progestinico così da evitare o rimandare l’asportazione dell’utero.

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Attraverso la captazione del mezzo di contrasto l’esame di risonanza magnetica (RM) eseguita in occasione delle ricadute può mostrare, e spesso capita, la presenza di nuove lesioni attive nel cervello, oppure la riattivazione o l’aumento di dimensioni di quelle vecchie. Purtroppo si conosce molto poco su ciò che scatena la formazione di queste aree e quali sono i meccanismi che regolano il livello di recupero. Per fortuna i trattamenti disponibili hanno https://animalslog.com/dosaggio-e-corso-aicar-nuove-scoperte-nel-campo/ dimostrato la loro capacità di ridurre di circa un terzo il numero e la gravità degli attacchi nelle persone con SM recidivante-remittente. In particolare, in un’indagine del 2021 sono stati confrontati i risultati di quasi 80 studi condotti tra il 1960 e il 2010. I ricercatori hanno trovato una correlazione tra il farmaco, se assunto per più di cinque anni e nel periodo precedente la prima gravidanza, e un aumento del rischio di cancro al seno.

  • Negli studi condotti sul ratto e sul topo il nandrolone decanoato ha mostrato una bassa tossicità.
  • Questi controlli consentono infatti di individuare un’eventuale malattia oncologica in fase precoce, con maggiori possibilità di cura.
  • Agirebbe in modo non chiaro attraverso l’azione rubefacente e attraverso qualche azione sull’infiltrato infiammatorio perilesionale.
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  • Smettere la cura prima del tempo rischia di vanificare l’effetto protettivo del tamoxifene contro un possibile ritorno della malattia.

Qualora avvertiate qualunque effetto che ritenete possa essere connesso con l’assunzione del farmaco, ma che non è citato nel Profilo Farmacologico, parlatene con l’oncologo che vi ha in cura. L’associazione di queste modificazioni corporee rende al medico relativamente facile riconoscere una virilizzazione. Gli esami possono stabilire i livelli di androgeni nel sangue e, se questi sono alti, la probabilità che tali alterazioni provengano dagli organi sessuali o dalle ghiandole surrenali. Da allora le ragioni della cautela sono state sostenute dalla maggior parte degli studi indipendenti, compreso uno condotto in Gran Bretagna in un milione di donne (“Million Women Study”). Questo ha evidenziato che il rischio di cancro aumentava con il numero di anni di assunzione della pillola e che ai diversi tipi di trattamento sostitutivo si associano livelli diversi di rischio. È stato calcolato in passato che, dopo aver preso la pillola combinata per cinque anni, le donne hanno un rischio di tumore della cervice quasi doppio rispetto a quello di chi non l’ha mai presa.

Quando il trattamento si conclude, alcuni pazienti accusano crampi muscolari per un breve periodo. Questo fenomeno scompare lentamente alla conclusione del trattamento ed è di solito legato solo al trattamento a lungo termine. Sono disponibili anche in compresse, il cui colore e dosaggio dipendono dalla sostanza che costituisce il principio attivo.

Gli steroidi androgeni anabolizzanti accelerano l’invecchiamento cerebrale

Questo rischio, però, è reversibile, perché diminuisce dal momento in cui si smette fino ad azzerarsi nel giro di dieci anni. Inoltre è probabile che l’associazione sia solo indiretta e legata piuttosto all’infezione da HPV, ormai riconosciuta come causa principale di questo tumore. Con la diffusione della vaccinazione anti-HPV ci si aspetta che la relazione tra pillola e rischio di tumore alla cervice possa essere smentita. Ecocardiogrammi di controllo seriati eseguiti dopo l’avvio del trattamento emodialitico hanno mostrato un progressivo miglioramento della cinetica ventricolare con una FE a 3 mesi del 65% pur persistendo l’ipertrofia ventricolare. Nonostante una discreta diuresi residua (700 cc/die circa) non si è avuto un miglioramento degli indici di funzione renale e il paziente tuttora esegue un trattamento emodialitico con ritmo trisettimanale. E’ in studio per l’immissione in lista per trapianto renale da donatore cadavere.

In caso di mancato conferimento dei dati personali richiesti o in caso di opposizione al trattamento dei dati personali conferiti, potrebbe non essere possibile dar corso alla richiesta e/o alla gestione del servizio richiesto e/o alla la gestione del relativo contratto. Il trattamento dei dati personali potrà effettuarsi con o senza l’ausilio di mezzi elettronici o comunque automatizzati e comprenderà, nel rispetto dei limiti e delle condizioni posti dal GDPR, anche la comunicazione nei confronti dei soggetti di cui al successivo punto7. Nelle donne con età inferiore a 45 anni in menopausa precoce si può valutare terapia sostitutiva, che però non protegge completamente dalle fratture e quindi occorre comunque sottoporle a terapia anti-riassorbitiva. Nei maschi ipogonadici la terapia ormonale sostitutiva è da valutare in assenza di controindicazioni.

Negli uomini il trattamento con Deca-Durabolin può portare a disturbi della fertilità sopprimendo la formazione di sperma. Nelle donne il trattamento con Deca-Durabolin può portare a riduzione della frequenza o soppressione del ciclo mestruale (vedere paragrafo 4.8). Dosi elevate di Deca-Durabolin possono potenziare l’azione anticoagulante degli agenti di tipo cumarinico (vedere paragrafo 4.4). Pertanto durante la terapia è necessario uno stretto monitoraggio del tempo di protrombina e, se necessario, una riduzione della dose degli anticoagulanti. I pazienti devono essere informati sulla potenziale manifestazione di segni di virilizzazione.

Chemioterapia e fratture

Nelle linee guida ASCO 2019, la salute dell’osso è stata considerata molto importante nel paziente metastatico lungosopravvivente, che in assenza di terapie protettive per l’osso possono avere conseguenze negative a lungo termine. Queste raccomandazioni sottolineano l’importanza di un approccio multidisciplinare. Nei pazienti con sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica, due manifestazioni cutanee molto gravi con una componente iatrogena elevata, l’aggiunta di un inibitore del fattore di necrosi tumorale alla terapia steroidea può ridurre la durata della malattia nella fase acuta e la degenza ospedaliera.

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